Obiettivi-Comunicazione

Metodo M.A.T.R.I.C.E.® | 3. Obbiettivi e Comunicazione Efficace

Obiettivi e Comunicazione: il cuore invisibile di ogni cambiamento reale

Nel terzo incontro del percorso Metodo M.A.T.R.I.C.E.® si entra in una fase decisiva del lavoro su di sé e sulla futura identità professionale del counselor.

È il momento in cui il cambiamento smette di essere un’idea affascinante e inizia a diventare una responsabilità concreta.

Questo passaggio avviene attraverso due elementi che, più di ogni altro, determinano la qualità della nostra vita: la capacità di porci obiettivi reali e la capacità di comunicare in modo efficace, con noi stessi e con gli altri.

Questi due aspetti non sono separabili. Ogni obiettivo nasce da una forma di comunicazione interiore e ogni comunicazione efficace ha sempre, anche implicitamente, un obiettivo.

Quando una persona si sente bloccata, confusa o frustrata, molto spesso il problema non è ciò che le accade, ma il modo in cui definisce ciò che vuole e il modo in cui dialoga con se stessa e con il mondo.

Comprendere il funzionamento degli obiettivi e della comunicazione significa comprendere il funzionamento dell’essere umano.

 

L’essere umano funziona per obiettivi

L’uomo, infatti, vive, si muove ed evolve attraverso un funzionamento per obiettivi. Anche quando crede di non averne, in realtà ne sta seguendo uno. Ogni comportamento, anche quello apparentemente irrazionale o autodistruttivo, è orientato verso uno scopo.

A volte lo scopo è evitare il dolore, altre volte mantenere una zona di comfort, altre ancora ottenere attenzione, riconoscimento o sicurezza. Il punto non è se abbiamo o meno degli obiettivi, ma se ne siamo consapevoli.

Quando un obiettivo rimane inconsapevole, finiamo per muoverci senza direzione, attirando situazioni e risultati che spesso non desideriamo e non amiamo. Nel momento in cui ne diventiamo consapevoli, recuperiamo il potere di agire in modo intenzionale e di riportare equilibrio e coerenza nelle nostre scelte.

 

Desiderio e obiettivo: una confusione che blocca il cambiamento

Uno degli errori più diffusi nel lavoro su di sé è confondere il desiderio con l’obiettivo. Il desiderio è spesso vago, emotivo, idealizzato. È qualcosa che “piacerebbe” ottenere, ma che non ha ancora una struttura.

Dire “vorrei stare meglio” o “vorrei cambiare vita” non produce alcun movimento reale, perché manca una direzione concreta. L’obiettivo, invece, è una costruzione precisa. È ciò che trasforma l’energia del desiderio in azione.

Nel Metodo M.A.T.R.I.C.E.® si lavora proprio su questo passaggio: trasformare il desiderio in obiettivo, l’intuizione in direzione, la confusione in chiarezza.

 

La struttura di ogni obiettivo: l’obiettivo ben formato

Un obiettivo autentico nasce sempre da uno stato presente che non soddisfa più e da uno stato desiderato che lo sostituisce. Tra questi due stati deve esistere un ponte fatto di azioni, scelte e comportamenti concreti. Senza questo ponte, l’obiettivo resta un’illusione.

Inoltre, è fondamentale che esista un modo per verificare se lo stato desiderato è stato effettivamente raggiunto. Senza criteri di verifica, la mente non sa quando fermarsi, quando celebrare un risultato, quando correggere la rotta.

Secondo la Programmazione Neuro-Linguistica, un obiettivo è realmente efficace quando è ben formato. Questo significa che è costruito in modo tale da rendere il suo raggiungimento certo o altamente probabile. Un obiettivo ben formato non nasce dal bisogno di compiacere qualcuno, né dal tentativo di dimostrare qualcosa. Nasce da una scelta personale e responsabile.

Il cambiamento vero non avviene mai sotto imposizione. Se una persona decide di cambiare solo per essere accettata, amata o approvata, in realtà rimane la stessa. Cambia la forma, ma non la sostanza.

Un obiettivo autentico risponde sempre a una domanda fondamentale: lo voglio davvero io? E dipende davvero da me?

Un altro aspetto centrale riguarda il modo in cui l’obiettivo viene formulato. La mente umana non funziona per negazione. Dire “non voglio più stare così” significa restare focalizzati esattamente su ciò che si vuole evitare.

L’attenzione rimane ancorata al problema, non alla soluzione. Quando un obiettivo viene espresso in termini positivi, invece, la mente inizia a orientarsi verso una direzione costruttiva. Non si tratta di negare la difficoltà, ma di spostare il focus su ciò che si vuole creare.

La chiarezza è un altro elemento fondamentale. Un obiettivo vago produce risultati vaghi. Se non è chiaro in che misura si vuole ottenere qualcosa, entro quanto tempo, in quale contesto e per quanto tempo mantenerlo, la mente non ha riferimenti su cui orientarsi.

La misurabilità non serve a giudicarsi, ma a capire se si sta avanzando o se si è fermi.

Affinché il cambiamento sia reale, l’obiettivo deve essere concreto e verificabile. Deve poter essere osservato attraverso i sensi.

Quando una persona affida la propria felicità a cambiamenti illusori, magici o dipendenti dagli altri, rimane bloccata nella sofferenza. Il cambiamento autentico è sempre legato all’azione e alla responsabilità personale.

 

Il prezzo del cambiamento e i vantaggi secondari

Ogni obiettivo comporta anche un prezzo da pagare. Cambiare significa rinunciare a qualcosa. A volte si rinuncia a vecchie abitudini, altre volte a vantaggi secondari che, pur creando disagio, garantivano una forma di sicurezza.

Chi non è disposto a pagare il prezzo del cambiamento spesso utilizza espressioni come “proverò”, “forse”, “spero”. Queste parole non indicano cattiva volontà, ma una decisione non ancora presa.

Un obiettivo sano è anche un obiettivo ecologico. Questo significa che non danneggia l’equilibrio della persona, delle relazioni e del sistema in cui è inserita.

Non esiste una vera crescita che distrugga tutto il resto. La realizzazione personale non può essere separata dal rispetto degli altri e dell’ambiente.

 

L’obiettivo riguarda il fare, non l’essere

Un passaggio chiave del lavoro sugli obiettivi riguarda la distinzione tra identità e azione. L’obiettivo non riguarda ciò che “sei”, ma ciò che “fai”. Essere felici non è un obiettivo. Compiere azioni che favoriscono uno stato di benessere lo è.

Questo principio è fondamentale anche nel counseling, perché permette di separare la persona dai suoi comportamenti, evitando etichette e giudizi.

A questo punto diventa evidente il legame profondo tra obiettivi e comunicazione. Un obiettivo mal comunicato, internamente o esternamente, è destinato a fallire.

La comunicazione non riguarda solo le parole che rivolgiamo agli altri, ma soprattutto il dialogo che intratteniamo con noi stessi.

È qui che entra in gioco la Programmazione Neuro-Linguistica come modello di comunicazione e di comprensione dell’esperienza soggettiva.

La PNL non è una teoria astratta, ma uno strumento pratico per osservare come le persone pensano, comunicano e agiscono. Studia il modo in cui costruiamo la nostra realtà attraverso i sensi, il linguaggio e i processi mentali.

Uno dei principi fondamentali della comunicazione è che è impossibile non comunicare. Ogni comportamento comunica qualcosa. Anche il silenzio, anche l’assenza, anche l’inazione.

Nel counseling questo significa imparare ad ascoltare non solo ciò che viene detto, ma tutto ciò che viene espresso attraverso il corpo, il tono della voce, la postura, il ritmo.

Ogni comunicazione contiene sempre anche una meta-comunicazione, cioè un messaggio sulla relazione. Il “come” conta spesso più del “cosa”. Due persone possono dire le stesse parole, ma generare effetti completamente diversi a seconda del tono, dell’intenzione e del contesto.

La comunicazione è influenzata dalla punteggiatura che ognuno dà agli eventi. Ciò che per una persona è una causa, per l’altra è una conseguenza.

Ognuno interpreta la realtà attraverso la propria mappa del mondo. Ed è proprio per questo che nasce il famoso principio secondo cui la mappa non è il territorio. Non operiamo sulla realtà oggettiva, ma sulla rappresentazione che ne abbiamo.

La comunicazione avviene su due livelli: digitale e analogico. Le parole rappresentano solo una parte del messaggio.

Il corpo, le espressioni, i gesti comunicano spesso molto di più. Inoltre, ogni relazione può essere simmetrica o complementare, e riconoscere questa struttura evita incomprensioni e conflitti inutili.

 

Presupposti della PNL: dalla colpa alla responsabilità

I presupposti della PNL non sono verità assolute, ma cornici utili. Servono a espandere le possibilità, non a limitarle.

Assumersi la responsabilità dei risultati della propria comunicazione significa smettere di chiedersi chi ha torto e iniziare a chiedersi cosa funziona. Il significato della comunicazione non è l’intenzione, ma la risposta che si ottiene.

In quest’ottica non esistono fallimenti, ma solo risultati. Se qualcosa non funziona, il problema non è la persona, ma la strategia. Cambiare approccio diventa allora l’unica scelta intelligente.

Nel Metodo M.A.T.R.I.C.E.®, obiettivi e comunicazione non sono semplici tecniche, ma atteggiamenti interiori. Il counselor non impone obiettivi, non fornisce soluzioni preconfezionate, non giudica.

Accompagna la persona a chiarire ciò che vuole, a comunicare in modo più efficace con se stessa e con il mondo, a riconoscere le proprie risorse e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte.

Quando una persona impara a definire bene ciò che vuole e a comunicare in modo consapevole, smette di subire la vita e inizia a crearla.

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