1° incontro Metodo Matrice

Percorso MATRICE: la Consapevolezza come primo atto creativo del cambiamento

Il viaggio che inizia prima del primo passo

Ogni trasformazione personale, professionale o spirituale comincia nello stesso identico modo: con un atto di consapevolezza.

Non il cambiamento esteriore, non la motivazione, non lo studio o le tecniche, tutto questo arriva dopo.

Il vero inizio, quello autentico, quello che muove la nostra vita come una valanga che prende forma da un singolo fiocco di neve, nasce quando guardiamo con chiarezza il punto da cui stiamo partendo e il punto verso cui desideriamo andare.

Nel primo appuntamento del Metodo M.A.T.R.I.C.E., dedicato alla formazione del counselor professionista, abbiamo esplorato proprio questo: il fondamento su cui tutto si costruirà.

La consapevolezza non è un concetto astratto, non è spiritualità fumosa né un semplice “pensare a chi voglio diventare”.

È un processo attivo, concreto, che coinvolge la nostra visione, le nostre emozioni, i nostri valori più profondi e anche le nostre paure.

Ma soprattutto, è il luogo dove nasce il nostro scopo. Senza uno scopo, non si può iniziare alcun viaggio.

Senza uno scopo, ogni tentativo di cambiamento diventa un giro in tondo, una corsa senza direzione.

 

La Consapevolezza: da dove parti e dove vuoi arrivare

Comprendere il punto di partenza

Immagina di voler partire per un viaggio. Come puoi scegliere cosa mettere in valigia se non sai dove devi andare?

Sapere in anticipo la tua destinazione ti permette di prepararti prima ancora di partire: puoi capire cosa ti servirà, cosa farai una volta arrivato, che strade percorrere, quali mezzi utilizzare, quanto tempo dedicare a ogni tappa.

New York, Tokyo, Bali, Oslo, New Delhi o Città del Capo non sono gli stessi luoghi. E non porteresti con te le stesse cose.

La consapevolezza funziona allo stesso modo: è la mappa del presente che permette di costruire la mappa del futuro.

Molte persone pensano che consapevolezza significhi soltanto “sapere cosa voglio”.

In realtà è qualcosa di molto più profondo.

È chiedersi:
“Dove sono davvero nella mia vita?”
“Qual è la realtà dei fatti, al di là delle percezioni e delle giustificazioni?”
“In cosa sto funzionando e in cosa no?”
“Sto vivendo in funzione del mio scopo o sto semplicemente reagendo agli eventi?”

Essere consapevoli non è giudicarsi, non è criticarsi, non è fustigarsi per ciò che non va. Essere consapevoli significa vedere. E quando vedi davvero, puoi finalmente scegliere.

 

Comprendere il punto di arrivo: chi voglio essere?

Molte persone sanno cosa non vogliono. Poche sanno cosa vogliono.

Ancora meno hanno il coraggio di dichiararlo.

Per essere consapevoli dobbiamo porci domande semplici, ma che cambiano la vita:
“Chi voglio essere nel futuro?”
“Che tipo di professionista desidero diventare?”
“Che vita desidero vivere?”
“Come voglio sentirmi ogni mattina quando mi sveglio?”

Queste domande non servono a riempire l’aria. Servono a delineare un’identità possibile, una versione di noi stessi non ancora realizzata ma già esistente nello spazio delle potenzialità.

Senza una destinazione non possiamo stabilire un piano. E senza un piano, la motivazione si scioglie come neve al sole.

 

Esempio: La valigia del viaggiatore consapevole

Nel primo incontro abbiamo utilizzato una metafora semplice ma potentissima: quella del viaggio.

Se sai che andrai in montagna, prepari scarponi, giacca termica e abbigliamento pesante.

Se sai che andrai al mare, metti in valigia costume, crema solare e infradito.

Se sai che andrai in una capitale europea, organizzi itinerari, musei, mezzi di trasporto, orari.

Nessuno partirebbe senza sapere cosa mettere in valigia.

Eppure, moltissime persone affrontano la vita proprio così: senza sapere dove stanno andando e senza preparare ciò che serve per arrivarci.

La consapevolezza è la nostra valigia. Lo scopo è la destinazione. Gli obiettivi sono l’itinerario.

 

2. Lo Scopo: la bussola che orienta tutta la trasformazione

Non esiste cambiamento senza scopo.

La mente umana non si muove verso cose vaghe, indefinite, confuse.

Per attivare energia, determinazione, visione, costanza, serve una direzione.

 

Lo scopo come struttura interna

Lo scopo non è un sogno.

Non è un desiderio.

Non è una fantasia estetica (“voglio essere felice”, “voglio sentirmi realizzato”, “voglio cambiare vita”).

Lo scopo è una direzione interna.

È una forza sotterranea che muove le scelte quotidiane.

È ciò che fa dire sì a ciò che ci avvicina e no a ciò che ci allontana.

Avere uno scopo significa possedere criteri decisionali.

Ciò che non appartiene alla direzione viene scartato.

Ciò che può condurci un passo più avanti viene accolto.

 

Obiettivi e scopo: perché non sono la stessa cosa

Molti confondono obiettivi e scopo.

Lo scopo è il perché.

L’obiettivo è il cosa.

Il comportamento è il come.

Se non hai lo scopo, non puoi formulare obiettivi.

Sarebbe come voler fissare tappe a caso per un viaggio senza destinazione.

Lo scopo è la radice.

Da esso nasce tutto il resto: motivazione, pianificazione, resilienza, visione.

 

3. La Piramide dei Livelli Logici: Identità, Comportamenti e la grande confusione dell’essere

Uno dei temi più importanti del primo appuntamento è stato introdurre la Piramide dei Livelli Logici di Robert Dilts, strumento fondamentale della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL).
Questa piramide descrive i diversi livelli su cui funziona il comportamento umano:
1. Ambiente
2. Comportamenti
3. Capacità
4. Credenze e valori
5. Identità
6. Visione / Spiritualità / Missione

Molti problemi umani nascono perché i livelli vengono confusi.
Il più comune?

 

Confondere Identità e Comportamenti.

“Io sono” non significa “io faccio”

Una delle trappole più distruttive della mente è credere che ciò che facciamo sia ciò che siamo.

Se fallisco → sono un fallito.
Se provo vergogna → sono sbagliato.
Se non riesco → non valgo.
Se sono timido → sono inferiore.
Se ho una malattia → quella malattia definisce la mia identità.

Ma questa è una distorsione cognitiva che avvelena l’autostima e blocca ogni evoluzione.

Le persone spesso si presentano così:
“Sono diabetico.”
“Sono balbuziente.”
“Sono invalido.”
“Sono timido.”
“Sono una persona ansiosa.”

In realtà:
Ho il diabete.
Ho una balbuzie.
Ho un’invalidità.
Provo timidezza.
Vivo momenti di ansia.

È completamente diverso. La malattia è una condizione.

La timidezza è uno stato emotivo. Il comportamento è un’azione.

Ma l’identità è molto più grande di tutto questo.

 

Il teatro dell’identità

Immagina un teatro dove sul palco si alternano tanti personaggi. Ognuno recita una parte.
Alcuni ruoli funzionano, altri sono scomodi, altri ancora non li abbiamo mai provati.
Il problema nasce quando l’attore, cioè tu, crede di essere uno dei personaggi interpretati.
Quando non distingue più se stesso dal ruolo. Molte persone fanno così:
Recitano il ruolo del timido e credono di essere timidi.
Recitano il ruolo del fallito e credono di essere falliti.
Recitano il ruolo della vittima e credono di non avere potere.

Il counseling e la PNL servono proprio a questo: aiutare la persona a distinguere l’attore dal personaggio.

 

4. Valori: Il motore invisibile delle scelte

Dopo aver esplorato identità e comportamenti, abbiamo iniziato a parlare di valori, cioè del perché facciamo ciò che facciamo.

I valori sono la motivazione profonda che guida le azioni.

Non sono obiettivi.
Non sono desideri.
Non sono comportamenti.
Sono il carburante.

Esempi di valori che guidano una vita
Libertà
Sicurezza
Famiglia
Successo
Crescita
Contributo
Creatività
Amore
Stabilità
Riconoscimento

Ogni scelta, anche quelle che sembrano irrazionali, risponde ai valori personali.

Quando i valori sono chiari, la vita diventa più semplice.

Quando sono confusi, la vita diventa un conflitto continuo.

Il counseling come via di allineamento tra valori e identità
Essere counselor significa saper riconoscere:
– quali valori guidano la persona,
– quali valori crede di avere ma non ha realmente,
– quali valori vuole sviluppare,
– quali valori la stanno sabotando,
– quali valori appartengono al suo vero sé e quali sono stati imposti.

Quando valori, identità e comportamenti sono allineati, la persona diventa coerente, potente, centrata.

 

5. Il ruolo del futuro counselor: diventare un facilitatore di consapevolezza

Il percorso M.A.T.R.I.C.E. non è un corso tecnico né un insieme di esercizi.

È un cammino di trasformazione identitaria.

Diventare counselor significa imparare a:
osservare senza giudicare;
ascoltare in profondità;
vedere ciò che la persona non riesce a vedere;
restituire consapevolezza;
distinguere fatti, emozioni, identità e comportamenti;
aiutare l’altro a trovare risorse, non soluzioni preconfezionate.

Il counselor non “aggiusta” la persona. Non dà consigli. Non dirige.

Il counselor crea uno spazio sicuro in cui la persona può vedere sé stessa, incontrare i propri valori, rinforzare la propria identità e definire la propria direzione.

 

6. Dal primo incontro alla trasformazione: cosa abbiamo iniziato a costruire

Nel primo appuntamento abbiamo gettato le fondamenta:

– Consapevolezza del punto di partenza

– Chiarezza sulla direzione

– Introduzione allo scopo

– Distinzione tra identità, emozioni e comportamenti

– Primi passi verso la comprensione dei valori

Tutto questo non è teoria, è pratica. È vita reale.

Ogni counselor efficace parte da qui: dalla propria trasformazione.

 

7. Il viaggio dell’artigiano dell’Anima

Diventare counselor è come diventare artigiani dell’anima.

All’inizio hai solo un pezzo di legno grezzo (la tua consapevolezza attuale), un progetto ancora indefinito (lo scopo), alcuni strumenti da imparare a usare (PNL, ascolto, comunicazione), e una visione di ciò che potresti creare (la tua identità professionale).

Col tempo impari a sgrossare i blocchi, levigare le parti ruvide, riconoscere le venature del tuo carattere, valorizzare ciò che già c’è, eliminare ciò che non serve, costruire forma, significato e bellezza.

Il counseling è questo: non un mestiere, ma un’arte.

Un’arte che comincia sempre dallo stesso punto: la consapevolezza di chi sei e di chi puoi diventare.

 

Il Viaggio è ufficialmente iniziato

Il primo incontro del Metodo M.A.T.R.I.C.E. ha messo in moto un processo potente: hai iniziato a guardarti davvero, hai iniziato a definire ciò che vuoi, hai iniziato a costruire il tuo scopo, hai iniziato a liberare la tua identità dai comportamenti, hai iniziato a riconoscere i tuoi valori, hai iniziato a formarti come futuro counselor.

Questo percorso non ti cambierà dall’esterno. Ti farà emergere dall’interno.

E questo, forse, è il più grande dei cambiamenti.

Il viaggio è iniziato. La destinazione la stai costruendo tu.

 

-Piergiorgio Carlini-

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